Cantine Rombolà: alla scoperta dei vigneti della zona

Vista la vocazione vinicola del paese, abbiamo deciso di visitare le cantine presenti sul territorio per sapere come lavorano e per conoscere il loro impegno nel portare nel mondo il nome del “Vino di Brattirò”. Abbiamo così deciso di intervistare i produttori.

Partiamo da Alfonso Rombolà, di Cantine Rombolà. Pur essendo brattiroese, vive ormai da molto tempo a Milano, ma le sue radici sono rimaste ben radicate al suo paesello, qui in Calabria. Gli abbiamo chiesto prima di tutto cosa lo abbia spinto ad intraprendere questa sua attività. Un’attività, ci tiene a precisare, che è prima di tutto una passione, visto che il suo lavoro è un altro.

Comincia grazie al cognato Peppe (U Saputu), che era molto appassionato di viticoltura, in modo sperimentale, quasi per gioco. Si parte così da una qualità di rosso e da una barrique vengono ricavati 225 litri che danno dei buoni risultati e successivamente si passa a 5 barriques.

Alcune delle botti in cui riposa il Trupia

I vitigni su cui si basano i vini di Cantine Rombolà sono principalmente 3: Magliocco Canino, Magliocco Dolce e Greco Nero (detto “Mangiaguerra” nelle nostre zone). Alfonso ci tiene a spiegare che, nonostante ci si basi principalmente su questi tre vitigni, in Calabria ne possediamo un’incredibile varietà, a causa delle dominazioni storicamente subite dalla nostra terra. Ad oggi però non le conosciamo tutte, lui stesso ci dice di essersi dovuto affidare ad un esame del DNA dell’uva per poterla distinguere.

Andiamo così ai metodi utilizzati da Cantine Rombolà per produrre i suoi vini: partiamo dal metodo utilizzato per il vino bianco (Scialata), che si chiama “metodo ancestrale”, un metodo antico, classico, molto vicino allo “champenois”, che non è altro che il metodo per fare lo champagne. Questo metodo, ci spiega Alfonso, concepisce il fatto che “il vino nasce e muore in bottiglia”. L’uva, appena raccolta, viene portata ai macchinari e le bucce vengono separate dal liquido e subito questo viene messo a fermentare. La chiave per ottenere un ottimo bianco è infatti la velocità. Il vino Scialata è fatto di uve di Mangiaguerra e Zibibbo.

Metodo da contrapporre allo “champenois” è lo “charmant”, in cui ci si serve di grossi contenitori e di autoclave. Lo si usa di più per il vino rosso. Cantine Rombolà ha al momento due vini rossi in commercio. Al contrario del bianco, la chiave per ottenere dei buoni rossi è un processo più lento. Dei due, il Trupia viene tenuto a fermentare per 15 giorni, mentre il Critajanca solo 4.

Alfonso ci spiega inoltre che bisogna saper combinare bene l’uvaggio, altrimenti si rischia di creare vini troppo forti o troppo aromatizzati. Ad esempio, mai mischiare Magliocco Canino e Nebbiolo, perchè appunto il vino sarebbe troppo forte. L’abbinamento principe è invece Cabernet Sauvignon e Merlot. Questi però, sono vini che si trovano ovunque.

Alfonso ci spiega che uno degli obiettivi che si è posto con la sua cantina è di valorizzare i vitigni autoctoni, cioè della zona. Il vibonese in generale è infatti decantato per possedere le migliori uve di Calabria, sia per il vino che per la tavola. Un’uva da tavola tipica è l’ “Olivetta” o “Olivella vibonese”, di cui ci sono due varietà. Quest’uva parte da fine luglio, inizio settembre e va a maturazione fino a febbraio. Veniva persino esportata in Germania! Riguardo a quest’ultima, ha deciso di avviare un campo sperimentale, per ripristinarla.

Il Critajanca e il logo dell’azienda

La domanda a questo punto sorge spontanea: ti piacerebbe prendere parte a delle iniziative culturali a tema vino nel tuo paese?

“Certo che si”, risponde con un sorriso amaro, ed inevitabilmente il discorso vira sulla sagra locale. . “Per me” ci dice “E’ rimasta ferma a 40 anni fa e anche quel poco di cultura vinicola che c’era, è andato perduto”. Ci parla anche della “Cooperativa Brattirolese”, un progetto che vedeva coinvolti i produttori vinicoli del paese, morto nel giro di un anno per una mancata firma. E infine aggiunge “Questa sagra, per quanto partisse con il piede giusto, ha sminuito l’uva e il vino di Brattirò, perchè si offre alla gente una vinificazione non rappresentativa”.

Anche lui, nel suo piccolo, tramite la Cantine Rombolà, ha organizzato delle iniziative, come “Vendemmia in festa”, in cui le persone vengono invitate a prendere parte alla vendemmia e soprattutto a passare una giornata in allegria. Soprattutto partecipa a molte altre iniziative un pò ovunque in Italia, contribuendo così ad accrescere il buon nome del “Vino di Brattirò”.

Quando, alla fine, gli chiediamo se ha dei nuovi progetti, ci risponde che sarà un sorpresa, ma sarà felice di condividerli con noi! Allora grazie Alfonso, per aver discusso di vino con noi ed aver esposto il tuo pensiero.

Cantina Masicei: la bontà del nostro vino, con un tocco bio

Si continua con le interviste ai produttori vinicoli brattiroesi. Stavolta tocca a Cosmo Rombolà di Cantina Masicei.

Anche lui dice di aver cominciato quasi per gioco e grazie soprattutto a suo padre, che gli ha trasmesso l’amore per il vino. E così, nel 2012 fa un investimento da cui nasce Cantina Masicei. Il nome viene proprio dal terreno di famiglia su cui buona parte delle uve vengono coltivate.

Il progetto vero e proprio della cantina viene fuori nel 2015, ma già l’anno prima, Cosmo è entrato in contatto col professore Adamo Domenico Rombolà, dell’Università di Bologna. E’ qui che Cosmo, alla passione, ha unito lo studio, iscrivendosi alla facoltà di Enologia, in cui ha imparato delle “tecniche agronomiche innovative” e “gestione dei terreni aziendali”.

In base a queste tecniche, il terreno viene lavorato quanto basta. Per la precisione, l’unica fresatura avviene a fine ottobre, dopo le vendemmie. Fresatura che è utile per la conseguente semina, a filari alterni, di piantine cerealicole. Queste crescono durante l’inverno e a primavera, col risveglio vegetativo della vigna, le due piante vanno in competizione. La vigna così soffre, ma per una buona causa, visto che diminuisce la vigoria di essa, cioè meno foglie e e germogli e, di conseguenza, meno malattie (caratteristica del biologico).

Le vigne in località Masicei

Così fino a fine maggio/giugno, quando si forma il grappolo, le piantine vengono trinciate e si lascia una pacciamatura nel terreno. E’ un momento cruciale perchè a questo punto l’uva ha bisogno di nutrienti, che trova già pronti sotto forma di fertilizzante naturale. Molto importante anche perchè trattiene l’umidità del terreno. A questo punto si è pronti per la vendemmia, o meglio le vendemmie.

A Cantine Masicei, avendo 5/6 varietà di vino, che maturano tutte in periodi diversi, si fanno altrettante vendemmie, dopo aver esaminato la “curva di maturazione”, un grafico che segnala PH, acidità e grado zuccherino. Tra le varietà di Cantine Masicei troviamo: Magliocco Dolce, Sangiovese e Cabernet Sauvignon. Dopo la vendemmia, questi vengono portati alla diraspo-pigiatrice e poi al fermentatore in cui restano 1 settimana o 10 giorni. Si passa così alla svinatura, cioè al tirare fuori il liquido e viene messo in contenitori di acciaio o legno, in base alla varietà.

Tra le varietà di Cantina Masicei troviamo sia Magliocco Canino, utilizzato per il vino rosè, il Rifriscu, e Magliocco Dolce, base per i vini rossi. Queste due sono varietà autoctone, cioè calabresi, a cui vengono affiancate anche varietà internazionali e nazionali come Sangiovese e Cabernet Sauvignon.

Tra i vini di Cantina Masicei troviamo il Kalibrio (Magliocco Dolce e Sangiovese), che viene tenuto solo in acciaio per un anno e poi per altri 6/7 mesi in bottiglia. Altra varietà di rosso è il Kannata (Magliocco Dolce, Sangiovese, Cabernet Sauvignon) che sosta nell’acciaio per un anno e poi per un altro in legno. E ancora la Riserva (Magliocco Dolce e Greco Nero), che riposa per un anno e mezzo in barrique e poi in bottiglia. Per quanto riguarda le uve bianche, vengono utilizzate la “nostra” Malvasia e lo Chardonnay e fra qualche anno dovrebbe anche uscire un vino di Zibibbo.

La Cantina è biologica, ma non tutti i vini lo sono. Cosmo ci spiega infatti che per ottenere il certificato che attesta che il vino sia prodotto biologicamente, bisogna attendere tre anni. Al momento solo il Rifriscu, rosè, è certificato come vino biologico, mentre dovrebbero raggiungerlo a breve il Kannata 2018 e il Raya, bianco.

Uno scorcio di località Masicei

Per la produzione, Cosmo, benchè sappia quello che fa, ha deciso di farsi affiancare da un enologo. Ormai da due anni, questo ragazzo che viene dalla Brianza, aiuta Cosmo coi suoi vini. Grazie alle sue dritte sono nati Raya e Riserva e insieme hanno deciso di avviare una leggera spumantizzazione.

E per quanto riguarda le iniziative culturali a tema vino, saresti interessato a prenderne parte? Chiediamo anche a lui.

Si dice ben disposto, purchè ci siano degli obiettivi comuni a tutti. Cosmo ci dice di prendere già parte a molti eventi, anche in collaborazione col Professore Rombolà. “Per quello che si può” ci dice “Mi farebbe piacere farne parte”.

Anche a lui chiediamo delle novità e degli obiettivi che si pone. In quanto alle novità, Cosmo ha in programma di ampliare la cantina ed è alla ricerca di nuovi terreni da coltivare. Dice infatti di volersi migliorare anno dopo anno, visto che è un’attività basata sul potenziale, che ha intenzione di sfruttare al massimo. Al momento, Cantina Masicei si attesta sulle 11.000/12.000 bottiglie, ma l’obiettivo è arrivare a 20.000.

Grazie a Cosmo per averci fatto visitare la cantina e aver passato un po’ di tempo con noi a chiacchierare sul vino!