Ho pensato di pubblicare questo ariticolo perchè condivido in pieno le parole di Canelles, quando l'ho letto mi sono rivista in quello che dice e in quello in cui crede. Spero succeda la stessa cosa anche a voi.
Obama è il nostro presidente
Pubblicato Giovedí 06.11.2008 su affariitaliani.it Di Massimiliano Fanni Canelles
Il democratico Barack Obama, 47 anni è diventando il primo presidente nero degli Stati Uniti d'America, ma vorrei porre l'accento su un altro aspetto di questa incredibile corsa alla Casa Bianca 2008. "L'uomo che era il mio avversario ora sarà il mio presidente", a dirlo è John McCain, il candidato sconfitto repubblicano, durante il discorso di saluto ai suoi sostenitori. E continua "Ha raggiunto un grandioso risultato, peccato che sua nonna da poco scomparsa non possa essere tra noi ad applaudirlo". "Vi ascolterò sempre - ribatte Obama - Soprattutto quando non saremo d'accordo. Quello che è cominciato 21 mesi fa non finisce stanotte. La nostra sfida comincia adesso", e poi continua - "Non siamo nemici, ma amici", ha detto Obama davanti ai suoi sostenitori. Riferendosi agli elettori repubblicani e a tutti gli americani dei quali "non ho ancora conquistato la fiducia, forse non ho avuto il vostro voto, ma ascolterò la vostra voce, ho bisogno del vostro aiuto e sarò anche il vostro presidente".
L'America con tutte le sue contraddizioni ed ambiguità ha ancora una volta dato al mondo un insegnamento di democrazia, meritocrazia, pace e modernità. Ha saputo dimostrare come solo il popolo è sovrano nella scelta del suo leader. Leaders che hanno dimostrato di competere al di fuori dell'ideologia, demagogia, retorica e falsità per il bene del proprio Paese e non del proprio interesse.
In uno stato come l'Italia invece dove la classe politica basa il proprio valore sulla corruzione, arroganza e senso d’impunità. Dove si distrugge il valore dei progetti soltanto perché realizzati del proprio nemico. Dove la responsabilità e la meritocrazia è un termine sconosciuto. Dove le lobbies e le cupole, politiche, sociali od economiche che siano, si accordano tra loro soffocando quel che resta della giustizia. Proprio in questo Paese sarebbe necessario saper ascoltare ed osservare il cambiamento in atto negli Stati Uniti, un cambiamento epocale voluto dal popolo per il popolo. Ma per far questo dobbiamo dapprima comprendere come il vero cambiamento non sia portare al potere la destra o la sinistra, ma riuscire a superare in noi stessi e quindi nella cultura italiana la vecchia e retrograda ideologia partitica, la demagogia, l'arrivismo, l'egoismo, l'avidità. In modo da permettere a nuovi leaders una conduzione del Paese verso la modernità, l'etica, la morale ed il benessere del singolo.
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